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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-01 ad oggi 2010-08-20 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-07-19 UNIVERSITA' Matricole "a numero chiuso" più medici e meno architetti

A settembre le prove di ammissione per entrare nelle facoltà a numero chiuso. Il test d'ingresso si svolgerà in contemporanea in tutte le università statali

ROMA - Il countdown è cominciato: per molti studenti freschi di Maturità, aspiranti matricole di corsi di laurea a numero chiuso, le vacanze sono finite ed è tempo di rituffarsi nei libri. Una nuova e impegnativa prova li attende: la prova di ammissione per entrare nelle facoltà ad accesso programmato a livello nazionale.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

2010-07-19 Il test d'ingresso vincolante (80 domande a risposta multipla) si svolgerà a settembre, in contemporanea in tutte le università statali e in un'unica giornata, per ciascuna delle tipologie previste dal Miur. Aprirà le danze, il 2, Medicina e Chirurgia; il giorno successivo sarà la volta di Odontoiatria e Protesi Dentaria; a seguire Medicina Veterinaria (il 6), Architettura (il 7) e Professioni Sanitarie (l'8); chiuderanno la serie, il 20 settembre, i corsi in Scienze della Formazione Primaria.

I posti in palio. Tra le aspiranti matricole "a numero chiuso" solo 52.808 riusciranno ad accedere al corso prescelto, rispondendo correttamente ai test e superando la barriera d'ingresso.

La maggior parte dei posti a disposizione per studenti comunitari e non comunitari residenti in Italia si concentra nell'area sanitaria (38.705), con differenze sostanziali tra i diversi settori e le relative branche. Nelle professioni sanitarie (28.135 posti complessivi) a fare la parte del leone è Infermieristica con ben 16.336 disponibilità (1.427 in più rispetto allo scorso anno) mentre i corsi in Tecniche Audiometriche avranno soltanto 114 nuove matricole; gli immatricolati in Medicina e Chirurgia saranno 8.775, con un incremento di 750 unità rispetto a quanto inizialmente previsto per l'a. a. 2009/2010 (a novembre 2009, per decreto, i posti furono portati da 8.075 a 8.508). Crescono anche i posti per i futuri dentisti (789 rispetto ai 690 dell'anno scorso) mentre le matricole in Veterinaria saranno 44 in meno (passando da 1.050 a 1.006). Stabili i posti per Scienze della Formazione Primaria: da 4.806 a 4.838. Stretta, invece, su quelli finalizzati alla professione di Architetto (Architettura e Ingegneria Edile): tagliati 620 posti, quest'anno potranno iscriversi in 9.265 rispetto ai 9.885 dell'a. a. 2009/2010.

2010-07-18 "Basta con le lauree tutte uguali più concorrenza tra gli atenei"

il deputato del Pdl Fabio Garagnani chiede di eliminare il valore legale del titolo di studio

"Le università preparano in maniera diversa, ma la legge afferma che tutti sono preparati in maniera eguale a prescindere dal contenuto formativo"

2010-07-10 L'Università protesta contro la Gelmini ma Berlusconi va all'Ateneo di Mr Cepu

La e-mail è arrivata in queste ore agli oltre 3mila iscritti all'Ateneo telematico eCampus.

Agli studenti ha scritto il rettore Lanfranco Rosati in persona. Lunedì mattina, il premier Silvio Berlusconi, visiterà privatamente il campus di Novedrate, in Brianza alle porte di Como, e "parlerà con studenti e docenti". Un evento - sottolinea Rosati ad ogni studente telematico - "che arriccherà la tua esperienza formativa". Come dire, da non perdere. Tant'è che subito dopo l'e-mail precisa quanto segue: comfermare la presenza via posta elettronica o telefonincamente e contiene persino un tassativo consiglio su come vestirsi per incontrare il premier: "Siete invitati ad indossare l'abbigliamento informale".

Roba da non crederci. Proprio mentre tutti gli Atenei d'Italia - dalla Sapienza di Roma all'Università di Cagliari - sono in mobilitazione contro il ddl Gelmini e i tagli previsti all'istruzione dalla Finanziaria di Tremonti che mette letteralemnte in ginocchio le università e la ricerca, il Cavaliere sceglie di far "visita" all'Ateneo di Mr.Cepu, Francesco Polidori.

2010-07-10 Maturità, aumentano i bocciati e si abbassano i voti di diploma

Primi dati forniti dal ministero dell'Istruzione sull'esame del 2010.

Il "rigore" voluto dal ministro Gelmini sembra prevalere. Sparicono i superbravi da 100 e lode, diminuiscono i 100

2010-07-01 ROMA—"Nel tempo si dovranno apporre correttivi al cosiddetto "3+2", senza stravolgere un sistema che ha già subito tanti scossoni". Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ospite di "Radio anch’io", ammettendo che "il sistema del "3+2" sicuramente ha dato meno risultati di quanto ci si aspettasse". "Ma non si può continuamente—ha osservato il ministro — ripartire da zero. Oggi abbiamo questo sistema, in molti casi alla laurea triennale non sono conseguite opportunità occupazionali facili e certamente nel tempo bisognerà apporre correttivi ".

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

Da diversi anni a questa parte si sta facendo di tutto per allungare il tempo di studio degli studenti, allungando i tempi dell'inserimento nella vita economico sociale Italiana.

Così ora sembra non bastare più il Diploma delle scuole medie superiori per inserirsi nel mercato del lavoro, ed in particolare per gli ITIS, Istituti Tecnici Industriali, per Geometra, per Ragionieri, si innalza il tempo scolastico trasformando quello che era una volta il "Diploma di Tecnico" in attuale Maturità, non consentendo ai neo Diplomati di fregiarsi di un Titolo altamente Specialistico a Valenza Internazionale (tant'è che una volta corrispondeva al Laureato Tecnico Americano), e che addirittura, con il superamento di un Esame di Stato, dopo Esperienza Professionale e Tecnica presso Aziende o Professionisti, equipara e supera ancora oggi i Titoli acquisiti con la Laurea Breve e successivo Esame di Stato.

E non ci si venga a dire che è una esigenza della Comunità Europea per consentire la libera circolazione dei Lavoratori, perché per noi è meglio preparare giovani altamente specializzati da tenere in casa, piuttosto che prepararli per farli espatriare per lavoro: - Quello che avevamo di buono, come per esempio i nostri diplomati, ed i nostri vecchi ingegneri quinquennali che tutti ci invidiavano, dobbiomo riprendere a prepararli, dandogli in più una preparazione reale innovativa del mondo del lavoro, da integrare a quella teorica tradizionale.

Fra l'altro l'attuale percorso di Laurea Breve quasi mai viene superato in 3 anni, vanificando quelle che erano gli obbiettivi che alcuni si erano proposti con la relativa riforma.

Quello che invece è da fare è riportare in auge il Diploma Tecnico, con relativo Esame di Stato per l'Abilitazione all'Esercizio della Libera Professione.

In più bisogna completare il percorso formativo degli ITIS attuando il Tempo Pieno, completando il ciclo di studio teorico del mattino, con un nuovo ciclo integrativo pomeridiano sviluppato da Professionisti della medesima specializzazione, con esperienza specialistica almeno trentennale acquisita con Aziende Primarie o nella Libera Professione.

Così facendo si trasferirebbe ai giovani il KnowHow e l'esperienza professionale che altrimenti si perde e si depaupera nel Paese.

Questo completamento formativo deve avere la medesima valenza dell'attuale praticantato od esperienza Stage presso aziende, a valere per il praticantato e esperienza per l'Iscrizione all'Albo.

Il percorso formativo deve chiaramente integrare la Conoscenza delle Leggi, Norme, Standardizzazioni di Calcolo, Progetto e Realizzazione, Aspetti inerenti la Sicurezza, la Prevenzione Incendi, l'Ambiente, la Sostenibilità, ecc. a seconda delle varie specializzazioni.

Così facendo, oltre a notevoli risparmi ecomici nella formazione, spesso fasulla o non pertinente gli interessi relmente formativi, potendo utilizzare personale in mobilità e cassa integrazione, si conserva il knowHow, si anticipa l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, avendo come ritorno enormi energie giovanili, inserendoli già preparati a produrre riccchezza e non essere peso ed onere per le Aziende e la Collettività, togliendo inoltre manovalanza e mercato al monda della droga e della delinquenza che prospera sui giovani abbandonati, non autonomi economicamente, demotivatio professionalmente.

Poi va ripristinata la laurea quinquennale, eventualmente consentendo un titolo di studio intermedio a valenza tecnica.

Questa è la vera riforma che va attuata.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro.

 

 

 

 

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-01 ad oggi 2010-08-20

AVVENIRE

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2010-08-07

Home Page Avvenire > Interni > Gelmini: "Dal 2013 per i prof una carriera sul merito"

Interni

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7 agosto 2010

INTERVISTA

Gelmini: "Dal 2013 per

i prof una carriera sul merito"

"Una carriera basata sul merito". Un meccanismo che mandi in pensione gli attuali scatti di anzianità, che "sono l’unico elemento di progressione nello stipendio dei docenti". Il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini non ha dubbi: "Entro il 2013 il merito dovrà diventare lo strumento per creare una vera carriera docente. Per via legislativa o per via contrattuale, ma sicuramente lo faremo". Lo ha detto anche ai sindacati con i quali mercoledì scorso ha aperto un tavolo di trattativa e confronto, "trovandoli sostanzialmente pronti a perseguire questa strada". Intanto il ministro Gelmini annuncia per il prossimo anno scolastico "l’assunzione di 10mila nuovi docenti, 6mila personale Ata e un concorso per 2800 posti di dirigente scolastico. Un traguardo importante in un’epoca di tagli e sacrifici".

Il sistema scolastico che emerge in questi giorni mostra una scuola del Sud nella quale i 100 e lode alla maturità sono il doppio rispetto a quelli ottenuti al Nord, ma nel contempo la prova nazionale dell’Invalsi per l’esame di terza media mostra una miglior preparazione degli studenti del Nord. Come spiega una simile contraddizione?

"Questo divario esiste. Ci sono riscontri concreti che rimandano a una maggior generosità nel dare voti alti al Sud rispetto al Nord. Detto questo, noi da due anni stiamo lavorando per colmare il divario puntando sul sistema di valutazione che si basa su test internazionali. Non si può pensare che esista una valutazione chiusa nel rapporto docente-studente. Servono test internazionali che misurino i livelli di apprendimento e i progressi nell’apprendimento. La nostra intenzione è di potenziare l’Invalsi e di istituire una commissione di valutazione che ha portato ad alcune sperimentazioni per ampliare l’utilizzo dei test, per affidarci a criteri oggettivi".

Parliamo del fronte docente. Appare un altro divario: esubero di docenti al Sud e carenze al Nord.

"Non mi pare però paragonabile al divario di cui abbiamo parlato prima. Comunque voglio rassicurare tutti: l’anno scolastico partirà regolarmente. Ma credo che la cosa più importante sia l’apertura del tavolo di confronto con i sindacati".

In cui avete parlato anche della manovra?

"Certo, e abbiamo sottolineato che la manovra tanto vituperata di lacrime e sangue, in realtà permette per il prossimo anno scolastico l’assunzione di 10mila docenti, 6mila unità di personale Ata e l’avvio di un concorso per 2.800 dirigenti scolastici. Un segnale concreto di attenzione al mondo della scuola. Sono nuovi posti di lavoro. E poi, grazie alla manovra triennale del 2008, utilizzando parte del 30% ottenuto dai risparmi riusciamo a ripristinare per il personale docente gli scatti di anzianità, congelati nel pubblico impiego. Questo anche perché gli scatti, per ora, sono l’unico elemento di progressione di stipendio in assenza di una vera carriera".

Ma quel 30% di risparmi era destinato a premiare il merito.

"E infatti il resto dei fondi andrà proprio a sostenere il merito, che dovrà diventare lo strumento di progressione dello stipendio. L’ho detto chiaro ai sindacati mercoledì scorso e ho trovato interlocutori attenti, anche se non mancano alcune posizioni critiche. Comunque intendo essere chiara: o per via legislativa o per via contrattuale, la creazione di una carriera basata sul merito dovrà avvenire entro il 2013, data nella quale gli scatti scompariranno. Sarà la valorizzazione della professione docente. Siamo disposti a trovare un accordo e a studiare un percorso per raggiungere l’obiettivo, ma non a rinunciare al merito, che resta un punto fermo".

Tra un mese si torna a scuola. E debutterà la nuova secondaria superiore. Che debutto sarà?

"Credo che non ci saranno problemi maggiori rispetto agli anni passati. È chiaro che per una valutazione di una riforma così importante occorrerà qualche tempo, nel quale comunque continueremo a monitorare l’attuazione, intervenendo là dove si evidenziassero elementi critici. Questa riforma è importante quanto necessaria, soprattutto per il collegamento con il mondo del lavoro attraverso il potenziamento dell’istruzione professionale e i percorsi di alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato, in particolare in questo momento di crisi occupazionale".

Tra i percorsi post media vi sono anche i percorsi professionali triennali. Vigilerete pure sulla loro attuazione?

"La competenza in questo campo è delle Regioni, ma certo da parte nostra vi sarà un’attenzione all’interno della Conferenza Stato-Regione. Anche per il miglioramento di questo segmento formativo".

Per una riforma che parte, un’altra punta a raggiungere il traguardo finale: quella dell’Università. Plausi e critiche hanno caratterizzato il via libera al Senato.

"Devo dire che nel passaggio al Senato abbiamo mantenuto un’impronta innovativa della riforma, dando vita a una bella pagina di vita parlamentare, con la partecipazione di tutti e uno schieramento favorevole più ampio. Un testo che ritengo migliorato e affinato e non annacquato. Spero sia approvato a settembre dalla Camera".

Però ci sono state voci critiche come quelle dei ricercatori o dei dottori di ricerca. E lo stesso presidente Napolitano ha invitato a mantenere aperto un dialogo. Se ne terrà conto alla Camera?

"Alla lettera del presidente Napolitano risponderò per iscritto, ma voglio rassicurare che non verrà lesa l’autonomia degli enti di ricerca. Anche se chiediamo che vi sia maggior efficienza nell’uso delle risorse. Qualche modifica potrà essere valutata, ma il testo mi pare già ottimo".

E lo stop ai tagli nei fondi richiesta dal presidente dei rettori Decleva?

"Ne ho parlato con il ministro Tremonti e la Finanziaria conterrà i fondi necessari all’Università. Il problema sarà come spenderli".

Dai fondi all’Università a quelli per la scuola paritaria. La manovra triennale ha previsto per il 2011 un ulteriore taglio (224 milioni di euro) rispetto a quello fatto (130 milioni) e poi recuperato nel 2010. Che impegno si assume?

"Le risorse del 2010 sono rimesse nel capitolo di spesa e attendiamo il via libera della Conferenza Stato-Regioni. E per la Finanziaria 2011 posso dire che i soldi per le paritarie non si toccano. Già le risorse sono poche e non bisogna dimenticare che la scuola paritaria permette allo Stato un risparmio di oltre 6 miliardi di euro".

Dunque nel 2011 saranno stanziati i 534 milioni di euro previsti originariamente dal capitolo di spesa?

"Esatto, non ci saranno tagli".

Enrico Lenzi

 

 

 

 

 

2010-07-28

28 luglio 2010

LA RIFORMA

"Università, serve un patto nazionale"

Gira che ti rigira, la storia resta la stessa: "È vero i fondi sono un problema, da risolvere, ma significa che dobbiamo rinunciare a qualsiasi idea di riforma?", taglia corto il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, parlando in aula al Senato al termine della discussione generale sul disegno di legge di riforma dell’università (sarà approvato da Palazzo Madama in prima lettura domani sera e poi passerà alla Camera per il via libera definitivo.), ripresa ieri mattina. Riforma che secondo il consigliere dello stesso ministro Gelmini, Alberto Albertini, "non sarà pronta prima delle vacanze estive come sperava il ministro", ma viste le "centinaia e centinaia di interventi e modifiche, ragionevolmente si arriverà in autunno".

La Gelmini, insomma, spiega che "non mi sento di condividere una posizione negativa sul ddl motivata esclusivamente o principalmente dalla mancanza di fondi". Anzi, va oltre e propone al Senato "d’impegnarci in un nuovo patto nazionale per l’università". Poiché – va avanti – "di risorse aggiuntive ne abbiamo avute in quantità nello scorso decennio, grazie a governi di centrodestra e di centrosinistra" ed è "sotto gli occhi di tutti che il loro impatto non è stato positivo perché non è stato accompagnato dalle risorse necessarie".

Però "se le riforme non si fanno quando le risorse aumentano né quando le risorse diminuiscono, allora quand’è che si possono fare? Esiste in questo Paese un tempo per le riforme? La mia risposta è oggi. Abbiamo di fronte a noi un’occasione irripetibile, è nostro dovere coglierla fino in fondo senza tentennamenti". Dunque – conclude il ministro – "mi auguro sia ancora possibile un accordo tra maggioranza e opposizione. Restano alcune differenze, ma non tali da avere una totale ostilità nei confronti di questa riforma".

Tuttavia l’opposizione attacca. "Questo disegno di legge è un’opportunità storica" e però "si è rivelato un’opportunità mancata", dice sempre durante il dibattito in aula Mauro Ceruti (Pd): "Il ddl infatti è collegato ad un enorme taglio e di fatto siamo passati da una sua riforma a una riforma Tremonti", con i tagli che "colpiscono 26mila ricercatori, collocati dalla riforma su un binario morto", mentre "per gli studenti nulla è contenuto in questo "combinato disposto" Gelmini-Tremonti che valorizzi il merito, il welfare, il diritto allo studio e, soprattutto, la mobilità".

Infine l’Italia dei valori, che va giù durissima: "L’università pubblica italiana è agonizzante e il governo si prepara a staccarle la spina con una finta riforma, fatta solo per mascherare i tagli decisi da Tremonti e che rimanderà a tempo indeterminato tutti quegli interventi di cui c’è invece urgente bisogno", fa sapere il senatore Pancho Pardi, secondo cui "le scelte del governo si possono facilmente riassumere in una riduzione micidiale delle risorse e in una vana retorica contro il baronato, come se i baroni fossero tutti solo di sinistra".

Esattamente opposte le considerazioni della maggioranza. Secondo il senatore Pdl e segretario della commissione finanze e tesoro, Vincenzo Speziali, la riforma "rappresenta la prima vera riorganizzazione degli atenei italiani", tanto "efficace che consentirà al sistema universitario italiano di competere con le migliori eccellenze europee". Una riforma che ha la sua "punta di diamante senza dubbio nell’introduzione del concetto meritocratico che determinerà la fine dei finanziamenti a pioggia. Autonomia e responsabilità viaggeranno su di un unico binario".

E aggiunge un altro senatore Pdl, Luigi D’Ambrosio Lettieri: "Dal ministro Gelmini abbiamo ricevuto in questi mesi di lavoro la conferma della sua tenacia e della sua autorevolezza. Da esse traiamo la migliore garanzia affinché le risorse economiche destinate al comparto universitario siano reperite quanto prima" e "nella misura adeguata alle esigenze di finanziamento che l’attuazione della riforma stessa richiede".

Pino Ciociola

 

 

 

 

2010-07-01

1 Luglio 2010

PUBBLICA ISTRUZIONE

Gelmini: rivedere la laurea triennale

Rivedere il percorso universitario del "3+2", ripensare la scuola media, potenziare la figura del maestro prevalente nella primaria. Il tutto rivendicando che "questa manovra economica fa salva sia l’Università sia la ricerca, non prevedendo tagli". È una Gelmini a tutto campo quella che ieri mattina alla trasmissione radiofonica "Radio anch’io" ha affrontato il futuro di scuola e università.

Ed è soprattutto la riforma del sistema accademico a concentrare l’attenzione del ministro della Pubblica Istruzione. "C’è un impegno preciso del governo – annuncia Mariastella Gelmini dai microfoni di Radio1 – e dei capigruppo al Senato per calendarizzare il ddl sull’università subito dopo la manovra, intorno alla metà di luglio, Si prevede poi una discussione alla Camera di circa un mese e crediamo che a fine settembre o metà ottobre si possa approvare definitivamente la riforma".

Una riforma che, sempre secondo il ministro Gelmini, "punterà su efficienza, merito e trasparenza". Obiettivi che "è già stato intrapreso. Abbiamo cominciato a tagliare i corsi di laurea inutili, cioè quegli insegnamenti che non hanno ragion d’essere perché hanno offerto cattedre, ma non hanno dato risultato agli studenti". Valutazione, quella del ministro, che comprende anche il sistema del "3+2", cioè della laurea triennale seguita da un biennio di specializzazione. Un sistema, commenta la Gelmini, che "sicuramente ha dato meno risultati di quanto ci si aspettava e spesso alla laurea triennale non consegue un’opportunità di lavoro, ma – aggiunge il ministro, quasi a tranquillizzare il mondo accademico – non si può intervenire ogni volta e rivedere il sistema. Serve certamente un correttivo, ma niente scossoni".

I commenti delle opposizioni non si sono fatte attendere. "Preso atto che la riforma dell’università non è stata neppure calendarizzata al Senato, prevedere quando lo sarà alla Camera è solo nella fantasia del ministro" dice Antonio Rusconi, capogruppo del Pd in commissione Istruzione a Palazzo Madama. E aggiunge: "Fino a oggi risultano respinti tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno che cercavano di restituire almeno i due terzi del taglio di 1300 milioni di euro sull’Università nel 2011". Durissimo il capogruppo Idv della stessa commissione, Fabio Giambrone: "Il ministro Gelmini la pianti di parlare per spot e inizi a lavorare seriamente". E anche dal fronte dell’associazionismo accademico si preannuncia un luglio caldo, con la mobilitazione di docenti, ricercatori e dottorandi dal 5 al 9 luglio.

Da parte sua il ministro della Pubblica Istruzione ha rivendicato come "le tracce proposte alla maturità 2010 sono piaciute ai ragazzi" e anche l’aumento dei bocciati "è il frutto di un maggior rigore nella valutazione". E l’ormai prossimo avvio della riforma delle superiori? "Comporterà l’accorpamento per aree, ma chi è di ruolo non viene licenziato" assicura il ministro, che sul tema della riduzione delle ore alle superiori, replica che "non è vero che se si aumentano le ore gli studenti sanno di più". E un "ripensamento" sembra essere necessario anche per la media, nella quale "negli anni sono state introdotte molte materie, ma si è persa di vista la preparazione sulle materie fondamentali, come l’italiano, la matematica e la lingua straniera".

Enrico Lenzi

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-07-29

Parlamento

Università, via libera alla riforma

Ok in Senato al ddl Gelmini. Taglio alle facoltà

Parlamento

Università, via libera alla riforma

Ok in Senato al ddl Gelmini. Taglio alle facoltà

MILANO - L’aula del Senato ha approvato con 152 sì, 94 no e 1 astenuto il ddl Gelmini di riforma dell’università che ora passa alla Camera. Hanno votato a favore, insieme alla maggioranza, Pdl e Lega Nord, anche l’Api di Francesco Rutelli e l’Svp. Vengono introdotte molte novità, ma non l'abbasamento dell'età pensionabile da 70 a 65 anni, una proposta dal Pd fatta propria dal ministro. Il nuovo provvedimento si limita ad eliminare il cosiddetto biennio Amato, fatte salve solo le posizioni di chi abbia già iniziato ad usufruirne. In questo modo, i docenti ordinari dovranno lasciare le cattedre a 70 anni, senza possibilità di prolungare la permanenza al lavoro come invece accade oggi. Al contrario, si fissa a 68 anni il limite per gli associati.

IL TAGLIO DELLE FACOLTA' - Per risparmiare risorse la nuova legge prevede la fusione degli atenei più piccoli e la razionalizzazione delle facoltà, che per ogni ateneo non potranno essere più di 12. Saranno inoltre passati in rassegna tutti gli oltre 500 corsi di laurea oggi attivi in Italia, l'obiettivo è eliminare tutti quelli considerati antieconomici, seguiti cioè da un esiguo numero di studenti. a riforma renderà difficile il mantenimento in vita degli atenei, delle facoltà e dei dipartimenti accademici meno efficienti: tanto per cominciare, e per quelli con problemi di bilancio, è previsto il commissariamento. Sulla falsa riga dell'orientamento preso tre anni fa, le università che continueranno a utilizzare più del 90% dei finanziamenti statali per le spese fisse (personale e ammortamenti) verranno inibite dal bandire concorsi per nuove assunzioni.

RETTORI - A meno di due anni dalla prima legge Gelmini che ha avviato il processo di riforma degli atenei italiani, il ministro dell'Università porta a casa un altro risultato con una riforma complessiva del sistema accademico. Tra le novità, si interviene sulla governance fissando ad 8 anni la durata massima dei mandati dei rettori (attualmente ci sono rettori in carica da oltre 20 anni), e introducendo la possibilità di sfiduciare i magnifici. I capi di ateneo inadeguati, in futuro, potranno incorrere in una mozione di sfiducia da parte del Senato Accademico. Chi ha amministrato male potrà essere messo da parte, dunque. Ma ai senatori accademici servirà comunque una maggioranza qualificata (3/4 dei membri) per poter proporre la mozione al corpo elettorale. Cambiano anche le norme sulla composizione dei consigli di amministrazione, che dovranno avere obbligatoriamente avere un minimo di 3 componenti esterni se i membri sono 11 in totale, 2 se sono meno di 11. Fra questi, diversamente da quanto prevedeva il testo originario, non vanno computati i rappresentanti degli studenti, che dunque si aggiungono ad essi. Fissato un tetto massimo di membri anche per il Senato accademico: 35. Il presidente del Cda potrà essere esterno.

RICERCATORI A TEMPO - Cambia anche il sistema di reclutamento dei ricercatori, che saranno selezioni con il cosiddetto "tenure-track": nuovi contratti a tempo determinato (minimo 3 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali 'al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l'università. Si abbassa, quindi, l'età in cui si può cercare di entrare in ruolo, da 36 a 30 anni, e cresce anche il primo stipendio da 1.300 a 2.000 euro.

IL NUOVO CONCORSO - Per accedere ai ruoli di docente ordinario o associato diventa indispensabile l'abilitazione scientifica nazionale, una sorta di concorso unico a cadenza annuale. Una sorta di concorso unico nel quale i candidati saranno valutati sulla base di specifici parametri di qualità. I vincitori saranno inseriti in un albo dal quale gli atenei dovranno pescare se decidono di assumere nuovi professori. Le singole università non potranno più bandire singoli concorsi, una pratica che in passato aveva ostacolato merito e trasparenza.

CODICE ETICO - Dopo l'ondata di scandali e il dilagare del nepotismo, la nuova legge introduce un principio deontologico di massima, obbligando gli atenei a dotarsi di un codice etico sul reclutamento e sull'attività dei docenti universitari. L'obiettivo principale è impedire casi di incompatibilità e conflitti di interesse legati a parentele.

LA PAGELLA DEI DOCENTI - L'Anvur, l'agenzia statale per la valutazione dell'attività di ricerca, monitorerà costantemente la produzione scientifica dei docenti italiani. Ogni tre anni ciascun docente dovrà presentare una relazione sul proprio operato. Chi dovesse non rispettare i parametri di produttivitàsalteranno gli scatti di stipendio. I soldi risparmiati confluiranno in un fondo di ateneo per la premialità dei docenti migliori. Inoltre, sarà impossibile partecipare ai bandi concorsuali, sia come candidati che come commissari. Inoltre, i docenti avranno l'obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenca e servizio per gli studenti.

MERITO STUDENTI - Nasce un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d'onore.

RICERCA, CAMBIA L'ASSEGNAZIONE DEI FONDI - Il testo della legge di riforma recepisce un emendamento proposto dal senatore del Pd Ignazio Marino che cambia il sistema di assegnazione dei fondi per la ricerca. Il capitale di circa 1 miliardo di euro fino ad oggi veniva gestito dai singoli direttori di dipartimento, ora una commissione di pari, formata per un terzo da docenti stranieri, stabilirà quali progetti di ricerca e in che entità, devono essere finanziati.

Redazione online

29 luglio 2010

 

 

2010-07-25

La nascita dell’Anvur, l’agenzia indipendente che valuta gli atenei e lo stato della ricerca, gli incentivi ai "virtuosi", le nuove dinamiche della formazione e dell’insegnamento. Dopo l’editoriale di Francesco Giavazzi del 22 luglio e l'intervento di Michele Salvati del giorno successivo, si apre il dibattito. Ecco gli articoli di Giavazzi e Salvati e le lettere arrivate finora.

Le università sotto esame di Francesco Giavazzi

Mandatemi in pensione ma tutelate la qualità di Michele Salvati

I commenti dei lettori

Lettera di Maria Grazia Gallo

Lettera di Massimiliano Tabusi

Lettera di Tiziana Nazio

Lettera di Piero Graglia

Lettera di Alessandra Durio

Lettera di Cristiana Boi

Lettera di Alessandra De Rossi

Lettera di Fabio Sulpizio

Lettera di Gianfranco Bocchinfuso

Lettera di Lara Colombo

Lettera di Roberto Canaparo

Lettera di Guido Mula

Lettera di Marco Prandini

Lettera di Roberto Aringhieri

Lettera di Gennaro Carotenuto

Lettera di Maria Collu

Lettera di Dino Costa

Lettera di Fausto Longo

Lettera di Marco Cosentino

Lettera di Angela Celeste Taramasso

Lettera di Umberto D'Alesio

Lettera di Corradino Mineo

Lettera di Susanna Tamaro

Lettera di Fabio Mussi

Lettera della professoressa Kurotschka

Lettera di Davide Levy

Lettera di Luca Colombo

Lettera di Cristina Schiavone

 

24 luglio 2010(ultima modifica: 25 luglio 2010)

 

 

 

LA RIFORMA E LA FINE DEI CONCORSI

Le università sotto esame

LA RIFORMA E LA FINE DEI CONCORSI

Le università sotto esame

La cosa più rilevante accaduta in questi mesi nell’università è la nascita dell’Anvur, un’agenzia indipendente il cui compito è valutare gli atenei e lo stato della ricerca. Più importante della stessa legge di riforma che l’aula del Senato inizia oggi a discutere: perché gli incentivi sono spesso più efficaci delle leggi.

Dallo scorso anno, una quota (il 7%) dei fondi che lo Stato trasferisce alle università viene assegnata sulla base di un esperimento di valutazione, effettuato prima della nascita dell’Anvur. Le università migliori ricevono un premio che può essere cumulato nel tempo. Nel 2011 atenei virtuosi (ad esempio i Politecnici di Torino e Milano) potrebbero quindi ricevere fino al 14% in più, una cifra che li metterebbe ampiamente al riparo dai tagli orizzontali previsti dalla Finanziaria.

In altre sedi, invece, il taglio complessivo potrebbe superare il 14%. Poiché i fondi pubblici ormai servono a mala pena a pagare gli stipendi, le università peggiori, per sopravvivere, dovranno attuare ampie riorganizzazioni, ad esempio chiudere i dipartimenti responsabili per la modesta valutazione dell’intero ateneo.

L’efficacia dell’Anvur dipenderà dalle persone chiamate a guidarla. I primi passi lasciano ben sperare. Il consiglio direttivo sarà individuato (riproducendo le modalità seguite per lo European Research Council, Erc) all’interno di una rosa di nomi indicati da cinque esperti. La presenza fra essi di Salvatore Settis e Claudio Bordignon, gli unici italiani che fanno parte del comitato scientifico dell’Erc, è una garanzia della qualità delle scelte. Se non vi saranno sorprese, l’autorevolezza e l’indipendenza dell’Anvur saranno in contro-tendenza rispetto ad un governo che dimostra un crescente fastidio

verso le agenzie indipendenti.

La fine dei concorsi universitari è l’aspetto più rilevante della riforma. Sono i tempi eterni e la corruzione dei concorsi che hanno indotto tanti giovani ad emigrare. Salvo il vaglio di una certificazione nazionale, le università potranno assumere chi ritengono a loro più adatto. È per questo motivo che l’Anvur è il vero perno della riforma: se l’agenzia non funzionasse, la nuova legge consentirebbe di assumere amici e parenti senza dover neppure truccare i concorsi.

In queste ore ricercatori e professori associati premono per essere tutti promossi ope legis. La nuova legge li protegge fin troppo. A chi già lavora nell’università riserva di fatto i due terzi di tutti i nuovi posti: solo un nuovo docente ogni tre proverrà da fuori. E la definizione di "esterno" non impedirà all’università di Trieste di assumere un suo allievo temporaneamente trasferito a Gorizia. In Senato numerosi emendamenti propongono di abbassare ancor più la quota di esterni.

Ma quanti nuovi posti vi saranno nei prossimi 5-6 anni? Pochissimi se i professori insistono per insegnare fino a 70 anni. Il Pd chiede che l’età di pensionamento sia abbassata a 65 anni, come accade quasi ovunque in Europa. Questo, e un graduale innalzamento della quota di fondi pubblici assegnata sulla base delle valutazioni, consentirebbe di non perdere una generazione di ricercatori. I professori resistono: non per insegnare fino a 70 anni, ma per non perdere potere. C’è una soluzione semplice per convincerli ad andare in pensione: prevedere che dopo i 65 anni non si possa più partecipare alla selezione dei nuovi docenti, né dirigere le Scuole di specializzazione, soprattutto quelle di medicina.

Francesco Giavazzi

22 luglio 2010

 

 

 

RIFORME BIPARTISAN

"Mandatemi pure in pensione

ma tutelate la qualità universitaria"

I mali degli Atenei